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TERRE MISTICHE.
ESOTISMO ED ESOTERISMO DEL FRETUM SICULUM

Un libro dalla narrazione serrata ed avvincente, che permette al lettore di viaggiare idealmente lungo tutto il Mediterraneo attraverso i suoi stretti e oltre, partendo dal centro di questa fetta di mondo: il Fretum Siculum, lo Stretto di Messina, immergendosi nella storia di una umanità fatta di volti, lingue, colori, storie e stili di vita differenti.

DI NICOLO EDIZIONI

Prefazione del prof. Daniele Macris

Il presente saggio di antropologia esoterica e di storia intesa nella sua più ampia e moderna accezione dota la bibliografia delle città dello Stretto di un importante strumento, che ha il pregio di condensare in una narrazione asciutta, essenziale e, insieme, serrata e avvincente le problematiche mitologiche e storiche che interessano l’ambito vasto dello Stretto, inteso da Gioia Tauro a Taormina e correttamente letto come luogo centrale e mitopoietico del Mediterraneo. L’autore, docente di ruolo e ricercatore affermato, presenta una bibliografia di tutto rispetto, su cui, in modo del tutto originale, imposta la sua visione che supera vecchi schemi e imprecisioni per condurre il lettore interessato e lo studioso alla lettura del meraviglioso settore terracqueo, con le sue implicazioni mitologiche, culturali, antropologiche, filosofiche. Circa una cinquantina di fonti anti­che, tra storici, poeti, geografi, biografi, scienziati, materiale archeologico ed epigrafico greco, latino, egizio, costituiscono il laboratorio in cui Lupini si muove a suo agio, rivelando al lettore aspetti insospettati e profondi di una realtà che troppo spesso è stata letta in modo superficiale e banalizzante, sovente con un eccesso di approssimazione che disorienta. Il mistero, che è ciò che si deve tacere, viene svelato nella duplice di­mensione esotica ed esoterica, cioè dell’apporto da lontano, dall’Oriente greco ed egizio, per taluni aspetti, senza trascurare le piacevoli incursioni nei mondi linguistici indoeuropei orientali e anche in quello giapponese, che l’autore padroneggia con agio, e dello scandagliare le tradizioni locali, in primis la Vara e i Giganti, non più intese come folklore circoscritto e auto­referenziale, ma inserite, com’è giusto, in una visione ampia, che rende le due sponde dello Stretto un insieme osmotico, ognuna con le proprie peculiarità, complementari l’un l’altra, parti di un insieme unico e inscindibile, che hanno condiviso tutti i momenti della Storia, a dispetto delle distinzioni amministrative, politiche o ecclesiastiche, che fanno parte della sovrastruttura transeunte. Così lo Stretto viene messo in relazione con gli altri Stretti del Mediterraneo, inquadrati nella loro funzione di passaggio, confine, cerniera geostorica, con notevoli riferimenti biblio­grafici. In un Mediterraneo che, per definizione, è “tra le terre”, importanza fondamentale assumono i popoli e le civiltà che vi si affacciano e che interloquiscono, non sempre pacificamente, così vanno le cose, tra di loro. Ittiti, Carî, Egizî, Cretesi, Micenei, Greci, Romani sfilano con le loro suggestive gesta e sono esa­minati negli aspetti religiosi e sacrali che suggestivamente rivi­vono nello specchio di mare da cui sono passati, che hanno a lungo frequentato, che ha costituito per loro un asse di orien­tamento certo nel periglioso navigare tra Oriente e Oc­cidente, tra mostri ed eroi, canti e leggende, portolani e relazioni di viaggio. La materia mitologica, presentata in modo esaustivo e interpretata con sicurezza, viene offerta gra­devolmente al lettore e colma tante sciatterie della divulgazione fine a sé stessa.
L’occhio dello scienziato parte da raffinati ornamenti del Duomo di Messina per librarci nel bel mezzo della concezione indiana del tempo e del sole, cioè delle divinità arie e della loro concezione, che ci porta al culto di Zeus in Asia Minore e a Creta, per poi approdare in Egitto, con una profonda riflessione, perché lo Stretto, Messina e Reggio, ebbero rapporti testimoniati e duraturi con ogni angolo del Mediterraneo e seppero con­servare traccia e memoria di queste relazioni non superficiali. Anche il mondo della natura viene inserito in questa dinamica e spiegato e letto con occhi nuovi, disvelanti il mistero: le monete con le diverse edizioni, raffigurazioni, variazioni di conio co­stituiscono un notevole spunto di riflessione, come anche l’ampio excursus sul nome “Peloro”, che viene correlato ad antichi miti tessali e a frequentazioni religiose ancora persistenti nell’arte del territorio, non senza un robusto richiamo al­l’archeo­astronomia e al mito di Orione, suggestivamente illu­strato con dovizia di fonti e corredo cartografico. Anche le origini del coronimo “Italia” vengono ricondotte, com’è giusto, all’area dello Stretto e discusse con notevoli e originali ap­profondimenti.
L’apparato iconografico accompagna coerentemente il testo e costituisce un notevole supporto alle argomentazioni. Non solo, dunque, uno studio di nuova e originale concezione per una lettura profonda dell’area dello Stretto, ma anche un primo pas­so perché anche elementi mistici e spirituali dell’età bizan­tina e postbizantina possano trovare una lettura “integrale” ed essere restituiti alla loro autentica dimensione ecumenica.

 Messina 24/01/2021

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l’eroe trascinarli

l’eroe a trascinarli

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stretto

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*wl̥kw-o- “lupo”

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una confusione

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162

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22, 25

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