La scrittura gotica antica
A cura di C. Lupini
I germani conoscevano un sistema di scrittura
nell'alfabeto runico (il termine runa, con cui si designa la singola
lettera, deriva dal nordico runar runar "scrittura segreta", cf. gotico
"runa" "mistero, segreto"), molto probabilmente esemplato su alfabeti
etruschi nord-italici.
Ogni segno runico portava, oltre al valore fonetico, un valore
concettuale globale spesso di ordine magico (così ad esempio la runa
oltre ad
indicare il suono "f" designava da sola il concetto di bestiame e di
ricchezza, cf. gotico "faihu"; la runa
oltre al
valore fonetico di "m" indicava il concetto di uomo, cf. gotico "manna";
la runa col
valore fonetico di "o" è collegata al concetto di bene ereditario, cf.
gotico "oþal").
Tale carattere pagano probabilmente indusse Vulfila, vescovo dei goti,
ad elaborare un nuovo alfabeto che però conservava quei segni runici non
per dei motivi di natura magica o religiosa, ma perchè quei segni
avevano anche un importante valore giuridico, alla stregua di
abbreviazioni.
L'alfabeto gotico si fonda essenzialmente sull'adattamento dell'alfabeto
greco onciale del IV secolo (reinterpretato in quanto al valore fonetico
di alcuni segni), arricchito di alcune lettere dell'alfabeto latino e,
come già detto, di quello runico. Così come avviene in greco, i
caratteri gotici indicano un numerale, due di essi hanno anzi
quest'unica funzione.
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